Modulo Mansion of Madness (Mr. Corbitt)
Investigatori: Adrian Templestone
(Insegnante) - Garthon Mc Algar IV (Scrittore) – Martin Solomon (Investigatore
Privato)
Tratto dal diario privato di Adrian
Templestone
Tutto è iniziato quando entrammo
nella casa di Mr Corbitt. Non c’è un motivo preciso per cui ci entrammo. Forse l’aura di mistero di Mr Corbitt, ci ha influenzato a tal punto da rendere impossibile resistere alla tentazione
di entrare nella sua casa una volta
accertata la sua assenza. Sta di fatto
che da quella notte niente è stato più lo stesso e le nostre vite sono
irrimediabilmente sconvolte. La serata
sembrava una delle tante trascorse a cena a casa di Garthon Mc Algar IV, amico
di vecchia data e scrittore di racconti per alcune riviste di voga in quel
periodo.
Stavo fumando la mia pipa seduto
sotto il porticato di ingresso, mentre i mei due amici spiluccavano alcuni
resti della cena. Ad un certo punto la mia attenzione è stata attirata dal
vicino di casa di Garthon che stava scaricando la sua automobile. Era
l’imbrunire la visibilità non era buona,
e quindi fui attirato dal rumore più che da quello che potevo vedere. Il
signor Corbitt, mentre armeggiava con le chiavi di casa fece cadere qualcosa
dal fagotto sotto braccio e l’oggetto cadde in terra con un “plop” che attirò
la mia attenzione. Fino a quel momento l’anonimo signor Corbitt non aveva in
nessun modo solleticato il mio interesse ma mi accorsi che ora sembrava
piuttosto preoccupato e che cercava di nascondere più possibile il suo fagotto.
Non si accorse di me perché riuscii a nascondermi in tempo in un angolo in
ombra del porticato.
L’uomo entrò in fretta in casa e
richiuse la porta dietro di se.
Incuriosito da quello che avevo visto
ne parlai ai miei amici. Garthon conosceva abbastanza il signor Corbitt, e lo
descrisse come una persona schiva e molto pacifica, piuttosto anonima.
Un’ultima occhiata alla casa rivelò che l’uomo era intento a lavorare nel seminterrato.
Il resto della casa era buio a conferma che il signor Corbitt viveva da solo. Il resto della serata trascorse senza
ulteriori rimandi al vicino di Garthon.
Nei giorni successivi ognuno di noi
era tornato al proprio lavoro e nessuno di noi dedico più attenzioni al signor
Corbitt. Martin stava indagando sulla scomparsa di una ragazza, indagine che
scoprii più avanti, andata a buon fine, con cattura del malavitoso che aveva
rapito la ragazza. Nel mentre Garthon era sempre alla ricerca di spunti per i
suoi racconti e io continuai ad insegnare a Boston.
Una sera accadde qualcosa che mi fece
tornare in mente il signor Corbitt. Mentre cucinavo e stavo preparando un bel
pezzo di manzo per l’arrosto, accidentalmente feci cadere la carne sul
pavimento. Il rumore prodotto dal pezzo di carne fu troppo simile a quello che
avevo udito sul porticato del mio amico Garthon.
La cosa mi risultò piuttosto strana e
chiamai Garthon per parlargliene. In pochi minuti si era deciso di passare la
serata insieme a cena e discutere della cosa. Ovviamente invitammo anche Martin
Solomon sperando che non fosse impegnato in qualche indagine notturna.
Durante la cena scoprii con stupore
che il signor Corbitt aveva lasciato la città per lavoro e che al mio amico era
stato lasciato il compito di controllare la casa vuota. Questo fu un colpo di
fortuna perché se volevamo capire qualcosa di più sul misterioso signor
Corbitt, ci trovavamo al posto giusto al momento giusto. Inoltre Garthon aveva
notato dei movimenti all’interno della casa dopo la partenza del suo vicino.
Dopo una piccola discussione
decidemmo di recarci nella casa, ma senza darlo a vedere. Ci equipaggiammo
tutti e tre con torce e l’unico ad avere un’arma era Martin, dato che ne io e
ne Garthon, eravamo capaci a tenere in mano una semplice pistola.
Eravamo quindi pronti ad entrare
nella casa buia e silenziosa. Decidemmo di passare dal retro e scavalcammo
rapidamente il muro di cinta e raggiungemmo una serra poco lontano. Di fianco
alla serra il signor Corbitt coltivava un piccolo orto. Evidentemente aveva la
passione per le piante. Mentre ci
guardavamo attorno, Garthon decise di entrare
all’interno della serra. In pochi attimi fu dentro senza lasciarci il tempo di
seguirlo in caso di necessità. L’atmosfera era piuttosto lugubre e
potenzialmente pericolosa. Nessuno di noi sapeva cosa potevamo trovare nella
casa. Mentre entravamo nella serra, l’urlo di Garthon ci fece trasalire e
inorridire. Io non avevo armi, e quindi Martin si gettò in avanti attraverso la
porta in vetro davanti a me. Fortunatamente non c’era nessuno nella serra oltre
a Garthon che con bocca spalancata fissava il vuoto. Sembrava avesse una
strana e terrificante visione perché i
suoi occhi erano sbarrati e il suo corpo teso e immobile. All’improvviso i suoi
vestiti sulla schiena si strapparono rivelando un profondo taglio scarlatto
come se un lungo artiglio avesse lacerato la carne. Cercammo immediatamente di
risvegliare Garthon dalla sua visione e dopo pochi secondi ritornò in se
ansimando. Non avevamo acqua o altro per farlo calmare, ma tra un balbettio e
l’altro capimmo che tutto era accaduto per via di una strana sostanza che si
trovava sul tavolo li vicino. Spaventati dall’accaduto uscimmo dalla serra e ci
avvicinammo all’orto per prendere una boccata d’aria.
L’orto era ben coltivato ed ordinato.
La stesso maniacale ordine che intravedemmo all’interno della serra.
Evidentemente il signor Corbitt era piuttosto preciso ma nascondeva
terrificanti segreti. Mentre ci avvicinavamo all’orto Martin inciampò in
qualcosa nel terreno smosso. Scavammo curiosi e quello che saltò fuori fece
vacillare la nostra convinzione di proseguire nell’esplorazione della casa. Una
mano mozzata di netto era sepolta nel terreno coltivato vicino alle piante.
Provai un conato di vomito pensando alle verdure che il signor Corbitt aveva
spesso regalato a Garthon.
Dopo una breve discussione decidemmo
di proseguire e capire se effettivamente nella casa ci fosse rinchiuso
qualcuno. Ci pareva possibile che il signor Corbitt tenesse prigioniero
qualcuno. Dopotutto Martin aveva appena risolto il caso della bimba scomparsa e
tenuta prigioniera.
Ci armammo di coraggio e di alcuni
oggetti prelevati da un capanno degli attrezzi li vicino e ci avvicinammo alla
casa buia e silenziosa.
Entrammo nella casa
del signor Corbitt dalla porta sul retro che dava sulla cucina. Martin riuscì a
scassinare la semplice serratura della porta ed entrammo silenziosi, ma con le
torce accese. Non filtrava abbastanza luce dall’esterno. Il piano terra della
casa era composto dalla cucina, dalla dispensa e dal confortevole salotto con
camino e ben fornita libreria. Stavamo osservando i libri tra gli scaffali
quando un rumore e un movimento attirarono l’attenzione di Martin. Qualcosa si
era mosso sulle scale che dal soggiorno conducevano al piano superiore. Mentre
Garthon stava ancora sfogliando i libri sullo scaffale della libreria, io e Martin
salimmo le scale. Io in realtà tenevo solo la torcia mentre Martin avanzava con
la pistola in pugno. Quello che trovammo al piano di sopra fu sconvolgente. Una
piccola creatura saltò fuori dall’ombra attaccandoci, ma Martin fu più veloce e
scaricò due colpi della sua pistola sulla creatura uccidendola. L’essere
deforme sembrava uscito dal più orribile degli incubi. Evidentemente c’era
qualcosa di anormale in quella situazione. Conferma ci fu data da alcune cose
che Garthon aveva letto nei diari del signor Corbitt. Qualcosa a che fare con
viaggi in India e strani rituali ed evocazioni. Decisi ad andare in fondo a
questa storia, ci recammo nello scantinato della casa per scoprire
ulteriori segreti. Stavolta però eravamo
armati. Io avevo un badile preso nel capanno degli attrezzi, Garthon un paio di
coltelli da cucina recuperati poco prima e Martin aveva ricaricato la sua
pistola. Poco prima di scendere Garthon fece una telefonata alla polizia. Gli
oscuri segreti del signor Corbitt non potevano rimanere impuniti.
Scendere le scale per il seminterrato
fu come entrare in un incubo ad occhi aperti. Le stanze al piano inferiore
assomigliavano ad un laboratorio per esperimenti oscuri con alambicchi, tavoli
operatori e attrezzi medici semplici ma efficaci. L’odore del sangue e della
putrefazione riempiva l’aria, ma niente era paragonabile all’orrore che si
nascondeva in una piccola stanza segreta. La cosa fu talmente orribile che ora
ricordo ben poco, solo sangue, urla e fiamme.
Immagini sparse mi tornano alla mente mentre cerco di ricordare e vedo
il corpo straziato di un poliziotto, arrivato li chissà come, vedo Garthon che
con in mano boccette di un qualche liquido infiammabile corre verso una
orripilante e deforme creatura, ricordo il rumore di spari nel buio e
crepitanti lingue di fuoco purificatrici. Dovrà passare del tempo prima che io
possa ricordare qualcosa di più o che ne voglia parlare con i miei due amici,
ma forse alla fine è meglio così………
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