martedì 24 settembre 2013

Sessione di gioco Richiamo di Cthulhu - Mr Corbitt

Avventura Richiamo di Cthulhu 1920
Modulo Mansion of Madness (Mr. Corbitt)
Investigatori: Adrian Templestone (Insegnante) - Garthon Mc Algar IV (Scrittore) – Martin Solomon (Investigatore Privato)
Tratto dal diario privato di Adrian Templestone
Tutto è iniziato quando entrammo nella casa di Mr Corbitt. Non c’è un motivo preciso per cui  ci entrammo. Forse l’aura di mistero di  Mr Corbitt, ci ha influenzato  a tal punto da  rendere impossibile resistere alla tentazione di  entrare nella sua casa una volta accertata la sua assenza.  Sta di fatto che da quella notte niente è stato più lo stesso e le nostre vite sono irrimediabilmente sconvolte.  La serata sembrava una delle tante trascorse a cena a casa di Garthon Mc Algar IV, amico di vecchia data e scrittore di racconti per alcune riviste di voga in quel periodo.
Stavo fumando la mia pipa seduto sotto il porticato di ingresso, mentre i mei due amici spiluccavano alcuni resti della cena. Ad un certo punto la mia attenzione è stata attirata dal vicino di casa di Garthon che stava scaricando la sua automobile. Era l’imbrunire la visibilità non era buona,  e quindi fui attirato dal rumore più che da quello che potevo vedere. Il signor Corbitt, mentre armeggiava con le chiavi di casa fece cadere qualcosa dal fagotto sotto braccio e l’oggetto cadde in terra con un “plop” che attirò la mia attenzione. Fino a quel momento l’anonimo signor Corbitt non aveva in nessun modo solleticato il mio interesse ma mi accorsi che ora sembrava piuttosto preoccupato e che cercava di nascondere più possibile il suo fagotto. Non si accorse di me perché riuscii a nascondermi in tempo in un angolo in ombra del porticato.
L’uomo entrò in fretta in casa e richiuse la porta dietro di se.
Incuriosito da quello che avevo visto ne parlai ai miei amici. Garthon conosceva abbastanza il signor Corbitt, e lo descrisse come una persona schiva e molto pacifica, piuttosto anonima. Un’ultima occhiata alla casa rivelò che l’uomo era intento a lavorare nel seminterrato. Il resto della casa era buio a conferma che il signor Corbitt viveva da solo.  Il resto della serata trascorse senza ulteriori rimandi al vicino di Garthon.
Nei giorni successivi ognuno di noi era tornato al proprio lavoro e nessuno di noi dedico più attenzioni al signor Corbitt. Martin stava indagando sulla scomparsa di una ragazza, indagine che scoprii più avanti, andata a buon fine, con cattura del malavitoso che aveva rapito la ragazza. Nel mentre Garthon era sempre alla ricerca di spunti per i suoi racconti e io continuai ad insegnare a Boston.
Una sera accadde qualcosa che mi fece tornare in mente il signor Corbitt. Mentre cucinavo e stavo preparando un bel pezzo di manzo per l’arrosto, accidentalmente feci cadere la carne sul pavimento. Il rumore prodotto dal pezzo di carne fu troppo simile a quello che avevo udito sul porticato del mio amico Garthon.
La cosa mi risultò piuttosto strana e chiamai Garthon per parlargliene. In pochi minuti si era deciso di passare la serata insieme a cena e discutere della cosa. Ovviamente invitammo anche Martin Solomon sperando che non fosse impegnato in qualche indagine notturna.
Durante la cena scoprii con stupore che il signor Corbitt aveva lasciato la città per lavoro e che al mio amico era stato lasciato il compito di controllare la casa vuota. Questo fu un colpo di fortuna perché se volevamo capire qualcosa di più sul misterioso signor Corbitt, ci trovavamo al posto giusto al momento giusto. Inoltre Garthon aveva notato dei movimenti all’interno della casa dopo la partenza del suo vicino.
Dopo una piccola discussione decidemmo di recarci nella casa, ma senza darlo a vedere. Ci equipaggiammo tutti e tre con torce e l’unico ad avere un’arma era Martin, dato che ne io e ne Garthon, eravamo capaci a tenere in mano una semplice pistola.
Eravamo quindi pronti ad entrare nella casa buia e silenziosa. Decidemmo di passare dal retro e scavalcammo rapidamente il muro di cinta e raggiungemmo una serra poco lontano. Di fianco alla serra il signor Corbitt coltivava un piccolo orto. Evidentemente aveva la passione per le piante.  Mentre ci guardavamo attorno,  Garthon decise di entrare all’interno della serra. In pochi attimi fu dentro senza lasciarci il tempo di seguirlo in caso di necessità.  L’atmosfera era piuttosto lugubre e potenzialmente pericolosa. Nessuno di noi sapeva cosa potevamo trovare nella casa. Mentre entravamo nella serra, l’urlo di Garthon ci fece trasalire e inorridire. Io non avevo armi, e quindi Martin si gettò in avanti attraverso la porta in vetro davanti a me. Fortunatamente non c’era nessuno nella serra oltre a Garthon che con bocca spalancata fissava il vuoto. Sembrava avesse una strana  e terrificante visione perché i suoi occhi erano sbarrati e il suo corpo teso e immobile. All’improvviso i suoi vestiti sulla schiena si strapparono rivelando un profondo taglio scarlatto come se un lungo artiglio avesse lacerato la carne. Cercammo immediatamente di risvegliare Garthon dalla sua visione e dopo pochi secondi ritornò in se ansimando. Non avevamo acqua o altro per farlo calmare, ma tra un balbettio e l’altro capimmo che tutto era accaduto per via di una strana sostanza che si trovava sul tavolo li vicino. Spaventati dall’accaduto uscimmo dalla serra e ci avvicinammo all’orto per prendere una boccata d’aria.
L’orto era ben coltivato ed ordinato. La stesso maniacale ordine che intravedemmo all’interno della serra. Evidentemente il signor Corbitt era piuttosto preciso ma nascondeva terrificanti segreti. Mentre ci avvicinavamo all’orto Martin inciampò in qualcosa nel terreno smosso. Scavammo curiosi e quello che saltò fuori fece vacillare la nostra convinzione di proseguire nell’esplorazione della casa. Una mano mozzata di netto era sepolta nel terreno coltivato vicino alle piante. Provai un conato di vomito pensando alle verdure che il signor Corbitt aveva spesso regalato a Garthon.
Dopo una breve discussione decidemmo di proseguire e capire se effettivamente nella casa ci fosse rinchiuso qualcuno. Ci pareva possibile che il signor Corbitt tenesse prigioniero qualcuno. Dopotutto Martin aveva appena risolto il caso della bimba scomparsa e tenuta prigioniera.
Ci armammo di coraggio e di alcuni oggetti prelevati da un capanno degli attrezzi li vicino e ci avvicinammo alla casa buia e silenziosa.
Entrammo nella casa del signor Corbitt dalla porta sul retro che dava sulla cucina. Martin riuscì a scassinare la semplice serratura della porta ed entrammo silenziosi, ma con le torce accese. Non filtrava abbastanza luce dall’esterno. Il piano terra della casa era composto dalla cucina, dalla dispensa e dal confortevole salotto con camino e ben fornita libreria. Stavamo osservando i libri tra gli scaffali quando un rumore e un movimento attirarono l’attenzione di Martin. Qualcosa si era mosso sulle scale che dal soggiorno conducevano al piano superiore. Mentre Garthon stava ancora sfogliando i libri sullo scaffale della libreria, io e Martin salimmo le scale. Io in realtà tenevo solo la torcia mentre Martin avanzava con la pistola in pugno. Quello che trovammo al piano di sopra fu sconvolgente. Una piccola creatura saltò fuori dall’ombra attaccandoci, ma Martin fu più veloce e scaricò due colpi della sua pistola sulla creatura uccidendola. L’essere deforme sembrava uscito dal più orribile degli incubi. Evidentemente c’era qualcosa di anormale in quella situazione. Conferma ci fu data da alcune cose che Garthon aveva letto nei diari del signor Corbitt. Qualcosa a che fare con viaggi in India e strani rituali ed evocazioni. Decisi ad andare in fondo a questa storia, ci recammo nello scantinato della casa per scoprire ulteriori  segreti. Stavolta però eravamo armati. Io avevo un badile preso nel capanno degli attrezzi, Garthon un paio di coltelli da cucina recuperati poco prima e Martin aveva ricaricato la sua pistola. Poco prima di scendere Garthon fece una telefonata alla polizia. Gli oscuri segreti del signor Corbitt non potevano rimanere impuniti.
Scendere le scale per il seminterrato fu come entrare in un incubo ad occhi aperti. Le stanze al piano inferiore assomigliavano ad un laboratorio per esperimenti oscuri con alambicchi, tavoli operatori e attrezzi medici semplici ma efficaci. L’odore del sangue e della putrefazione riempiva l’aria, ma niente era paragonabile all’orrore che si nascondeva in una piccola stanza segreta. La cosa fu talmente orribile che ora ricordo ben poco, solo sangue, urla e fiamme.  Immagini sparse mi tornano alla mente mentre cerco di ricordare e vedo il corpo straziato di un poliziotto, arrivato li chissà come, vedo Garthon che con in mano boccette di un qualche liquido infiammabile corre verso una orripilante e deforme creatura, ricordo il rumore di spari nel buio e crepitanti lingue di fuoco purificatrici. Dovrà passare del tempo prima che io possa ricordare qualcosa di più o che ne voglia parlare con i miei due amici, ma forse alla fine è meglio così………

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